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venerdì 2 novembre 2012

Risarcimento diretto obbligatorio: a chi giova?

Doveva essere la panacea d’ogni male nel settore Rca, doveva abbassare i contenziosi legali Assicurazione-assicurato, doveva far calare le tariffe, doveva abbattere le frodi. Doveva. E invece, il risarcimento diretto, dal 1º febbraio 2007, ha peggiorato la situazione. Infatti, con questa procedura che permette al danneggiato non responsabile di essere risarcito direttamente dal proprio assicuratore, sono cresciute le tariffe e le frodi. Senza tregua. Eppure, adesso, un Disegno di legge vuole rendere il risarcimento diretto obbligatorio. Vediamo che cosa può succedere.

PRIMO, I PREZZI
Cominciamo dalle tariffe Rca. Al di là delle denunce delle associazioni dei consumatori, secondo cui si viaggia a un +170% in 15 anni di Rca, l’Isvap (l’organo di vigilanza) s’è così pronunciato: “Tra l'aprile di quest'anno e l'aprile 2011, mentre l'inflazione registrava un tasso del 3,2%, i prezzi medi di listino sono cresciuti in misura maggiore per tutti i profili considerati, in special modo al Sud”. Cioè quanto? Dal 3,6% per un 18enne maschio su ciclomotore di 50 cc al 10,3% per un 18enne maschio su motociclo 250 cc; dal 6,5% per un 40enne maschio alla guida di un’auto di 1300 cc al 7,74% per un 55enne maschio alla guida di un’auto di 1200 cc. Con il risarcimento diretto. Per non parlare delle frodi, molto più semplici con questa procedura: si chiede il denaro alla propria Compagnia, e la strada è semplificata.

PAROLA ALLA CORTE
Contro il risarcimento diretto obbligatorio sono giunte due bordate. Con sentenza interpretativa di rigetto numero 180 del 2009, la Corte costituzionale ha chiarito che è facoltativo: il danneggiato può decidere di chiedere giudizialmente il risarcimento al responsabile civile e all'Assicurazione di quest'ultimo. E nel 2011, l’allora presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà (all’epoca, assai combattivo), aveva affermato: “Il meccanismo dell'indennizzo diretto non ha funzionato”; rimangono squilibri nei premi pagati tra gli assicurati in base alla provenienza geografica con notevoli aumenti dei premi.

CAOS TOTALE
Ora, in una situazione un po’ caotica (il risarcimento diretto viene interpretato a piacimento, a seconda di come torna più utile), ecco un Disegno di legge che fissa l’obbligatorietà del risarcimento diretto. E, come denuncia il blog IlCarrozziere.it, il passo successivo potrebbe essere il risarcimento in forma specifica, riproposto come una norma del vecchio Decreto liberalizzazioni(poi bocciata in Parlamento): “In alternativa ai risarcimento per equivalente, è facoltà delle Compagnie assicurative offrire, nel caso di danni a cose, il risarcimento in forma specifica. In questo caso, se il risarcimento è accompagnato da idonea garanzia sulle riparazioni, di validità non inferiore a due anni per tutte le parti non soggette a usura ordinaria, il risarcimento per equivalente è ridotto del 30%”.

DUE GROSSI PROBLEMI
In estrema sintesi, il problema di base del risarcimento diretto è la propria Assicurazione paga e poi la rimborsa (compensa) quella del responsabile. In base a un forfait. Se il saldo è negativo, la Compagnia che ha effettuato l’indennizzo, cerca di recuperare quanto sborsato in più: come? Aumentando le tariffe. La seconda questione è che il diritto alla difesa dell’automobilista (che non può sapere tutto sulla Rca) viene penalizzato: il cliente si fa assistere dalla propria Assicurazione, che deve rimborsarlo. Un po’ un controsenso, questo. Non è forse meglio farsi aiutare da un legale per ottenere il denaro dalla Compagnia del responsabile del sinistro?

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